claudio simeoni
2006-09-15 11:54:35 UTC
Appare evidente la strategia del terrore adottata Ratzinger per imporre il
suo dio assassino all'intera Europa: GUERRA SANTA ALL'ISLAM in modo da
costringere l'Europa a rinchiudersi attorno alle sue faneticazioni e al
crocifisso assaino che lo rappresenta.
Ratzinger vuole costringere l'Europa a riaprire i campi di sterminio per
ricostruire il potere del suo dio assassino.
Già questa operazione riuscì al Vaticano facendo partire la seconda guerra
mondiale: CI RIUSCIRA' ANCHE QUESTA VOLTA?
L'Europa butterà a mare la sua Costituzione per vestire la croce del
crociato?
E' il terrorismo di Ratzinger infinitamente più grande e distruttivo di
quattro idioti che, dicendosi musulmani, si fanno saltare in aria come
kamikaze.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
http://www.ansa.it/opencms/export/main/visualizza_fdg.html_1991965791.html
L'ISLAM INDIGNATO CON IL PAPA IL VATICANO: RATZINGER VUOLE IL DIALOGO
ROMA - Stupore e indignazione nel mondo islamico alle parole di Benedetto
XVI, che in Germania due giorni fa ha condannato la guerra santa e la
violenza dell'islam. Ignoranza dell'islam, è l'accusa principale contro il
Papa che all'università di Ratisbona ha denunciato come la violenza sia "in
contrasto con la natura di Dio e dell'anima" e la "conversione mediante
violenza" sia cosa irragionevole.
"Ciò indica una mancanza di comprensione dell'islam e della sua storia e un
tentativo di generalizzare a tutti i musulmani un fenomeno legato a una
minoranza estremista... non bisogna considerare l'estremismo e la violenza
tra i principi dell'islam", afferma un editoriale sul quotidiano governativo
al Ahram, il solo giornale egiziano che commenti la notizia, la quale per
altro è stata quasi ignorata dagli organi d'informazione arabi.
"Il Papa dovrebbe fare una rilettura e una verifica dei fatti per
comprendere correttamente l'islam", concorda, interpellato dall'Ansa, Hassan
Hanafi, professore di filosofia all'Università del Cairo. Quanto sostenuto
dal Papa sono idee "comunemente accettate in occidente", ma l'islam "non è
nato con le armi... e anche Maometto è entrato alla Mecca grazie ad un
accordo e non con la conquista - aggiunge il professore, che é uno dei
principali studiosi di islam al mondo - in Africa e Asia si è diffuso grazie
al commercio e al matrimonio, non con le armi". Ma "é vero che l'islam ha
liberato i popoli dagli imperatori (romani)... e la jihad (guerra santa) è
un principio nato con l'occupazione e non è mai stato utilizzato per
aggredire, bensì per l'autodifesa, come in Afghanistan, Cecenia e Iraq".
"Non posso commentare le parole del Papa, perché sua Eminenza pesa ogni
parola con il bilancino, ma se veramente ha detto così non avrebbe dovuto
farlo", afferma Milad Hanna, studioso copto e "papa laico" della comunità
che in Egitto conta circa 6 milioni di fedeli. Anche per Mohamed Habib,
numero due dei Fratelli musulmani, le dichiarazioni sono "una menzogna e in
contraddizione con il Corano... dovrebbe sapere che la conversione non si
impone a nessuno.
Mentre Fawi Zefzaf, presidente della Commissione del parlamento egiziano per
il dialogo interreligioso definisce "bugiardo" il Papa, e mette in guardia:
"semplici caricature (di Maometto) hanno scatenato la risposta furiosa delle
masse musulmane, quale sarà la reazione a simili dichiarazioni?", dice
all'Ansa. "Dovrebbe pregare per il dialogo... e invece con questo ha perso
credibilità ", conclude con una benedizione all'anima di Giovanni Paolo II,
"rispettoso e moderato, amato da tutto il mondo".
Indignazione anche dal Pakistan dove uno dei maggiori leader del partito
fondamentalista pachistano Jamiat Ulema-e Islam (Jui), il parlamentare Hafiz
Hussain Ahmed, ha chiesto al Papa di non allinearsi sulle posizioni del
presidente americano George W.Bush. Mentre in Kuwait due dirigenti di
organizzazioni islamiche hanno chiesto "immediate scuse" per le "calunnie
contro il profeta Maometto e l'islam". E in Turchia, dove il Papa si deve
recare a fine novembre, il gran mufti Ali Bardakoglu ha espresso "meraviglia
e orrore" per un discorso "provocatorio".
Anche in Italia sono statanzialmente critiche le reazioni di alcuni dei
principali esponenti del mondo islamico italiano alle considerazioni sull'
islam fatte dal Papa. "Segnaliamo in principio una mancanza di opportunità e
di sensibilità nei confronti dei milioni di fedeli musulmani che vivono in
Europa e nel mondo" ha commentato il segretario generale della COREIS
(Comunità Religiosa Islamica italiana) e membro della Consulta per l'Islam
italiano, Yahya Sergio Pallavicini. "Dall'inizio di questo pontificato -
prosegue Pallavicini - é mancato purtroppo un segnale chiaro di
disponibilità verso il dialogo interreligioso".
Per Omar Camilletti, esponente della Grande Moschea di Roma, il Papa avrebbe
dovuto ricordare in Germania che "proprio in nome della religione e della
sua vitale ispirazione, nel medioevo, il mondo islamico seppe primeggiare
con un grande sviluppo scientifico e culturale riprendendo proprio quella
migliore eredità greca trasmessa poi all'Europa.". Un esempio di sano
'intelletto musulmano' sono le opere di Ibn Arabai e Rumi "che hanno
proposto, al di là di una razionalità ilusoria e parziale, quella
'conoscenza della certezza' frutto dell'intelletto non separato dal cuore."
Per Camiletti è con questo 'intelletto' e non con la spada, che fu possibile
la "diffusione pacifica del messaggio dell'Islam in Paesi come l'Indonesia o
l'Africa subsahariana". Glissa alla domanda sul discorso di Benedetto XVI
Abdelhamid Shaari, presidente dell'Istituto Islamico di viale Jenner a
Milano che risponde: "Quelle del Papa sono argomentazioni filosofiche che
sia noi che loro abbiamo già sviscerato in passato e che ci lasciano del
tutto indifferenti".
"Sulla condanna della violenza in nome di Dio sfonda con noi una porta
aperta, ma i suoi approfondimenti di natura teologica non ci entusiasmano. A
noi - prosegue Shaari - interessano discorsi più vicini alla realtà e ai
temi sociali che riguardano la nostra comune convivenza e la quotidianità
dei nostri fedeli".
PADRE LOMBARDI, RISPETTA L'ISLAM E VUOLE IL DIALOGO
Papa Ratzinger vuole "coltivare un atteggiamento di rispetto e di dialogo
verso le altre religioni e culture, evidentemente anche verso l'Islam".
Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, interviene a
seguito delle dure reazioni di alcuni esponenti musulmani al discorso di
Benedetto XVI all'università di Ratisbona. "E' opportuno rilevare che ciò
che sta a cuore al Papa -ha fatto sapere in una dichiarazione diffusa in
serata - é un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della
violenza".
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=59512
15 settembre 2006
Il Papa: «L'Islam teme un Occidente senza Dio»
Senza mai citarlo espressamente, Benedetto XVI invita i fedeli a guardare
allŽIslam in modo più benevolo. Cioè nel tentativo di recuperare un
atteggiamento che lŽOccidente ha smarrito, lungo la strada del progresso.
Un' omelia dai toni e anche dai contenuti diversi dal solito, quella
pronunciata dal Pontefice nella sua Monaco di Baviera, dove il Papa ha
celebrato una messa di fronte a oltre 250mila persone, radunatesi sulla
spianata dellŽantico aeroporto. «Le popolazioni dell'Africa e dell'Asia - ha
detto Benedetto XVI - ammirano le nostre prestazioni tecniche e la nostra
scienza, ma al contempo si spaventano di fronte ad un tipo di ragione che
esclude totalmente Dio dalla visione dell'uomo, ritenendo questa la forma
più sublime della ragione, da imporre anche alle loro culture».
Torna sul tema del relativismo sociale, papa Ratzinger, ma cambia la sua
prospettiva dŽanalisi. LŽOccidente marcato da un «drastico illuminismo e
laicismo» è infatti questa volta non bersaglio di anatemi, ma oggetto di un
paragone con la presenza del sacro in altre culture, «anche se velata in
molte maniere». Alla luce di tali considerazioni, non può che assumere nuove
sfumature la posizione di Ratzinger nei confronti dei fedeli musulmani, per
i quali «la vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede
cristiana, ma invece nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera - ha
detto il Papa, con un chiaro riferimento agli episodi delle caricature di
Maometto - il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l'utilità
a supremo criterio morale per i futuri successi della ricerca».
L'Islam, quindi, si spaventa di fronte ad un Occidente che esclude
totalmente Dio dalla visione dell'uomo, perché questo tipo di cultura
rappresenta una minaccia alla sua identità. Benedetto XVI propone allora un
atteggiamento di tolleranza che rappresenti il «timor di Dio, il rispetto di
ciò che per altri è cosa sacra». Un atteggiamento questo che «presuppone che
noi stessi impariamo nuovamente il timor di Dio» e che può diffondersi solo
se «cresce di nuovo la fede in Dio, se Dio sarà di nuovo presente per noi ed
in noi».
Infine, arriva un cenno alla questione del proselitismo, che «è contrario al
cristianesimo» se prevede di «imporre la fede». La fede infatti «può
svilupparsi soltanto nella libertà», ha detto il Papa. Però «facciamo
appello», ha aggiunto, a questa libertà «di aprirsi a Dio, di cercarlo, di
prestargli ascolto. La missione religiosa si accompagna, quindi, allŽimpegno
sociale: «Il fatto sociale e il Vangelo sono inscindibili tra loro» perché
se è vero che «l'amore del prossimo in primo luogo è sollecitudine per la
giustizia», è altrettanto vero che «quando preghiamo "venga il tuo Regno"
non chiediamo una qualche cosa lontana, ma preghiamo invece perché la
volontà di Dio determini ora la nostra volontà e così Dio regni nel mondo;
preghiamo dunque - ha concluso - perché la giustizia e l'amore diventino
forze decisive nell'ordine del mondo».
Un discorso, questo del Papa tedesco, che sembra segnare una svolta nella
diplomazia religiosa. Ma anche nel suo pensiero dopo le battaglie fatte da
Ratzinger quando ancora era solo cardinale e Prefetto della Congregazione
per la Dottrina della fede: le sue prese di distanza dalla tensione
ecumenica del suo predecessore Giovanni paolo II e il libro a doppia firma
con uno dei "crociati" della guerra di civiltà contro l'Islam: l'ex
presidente del Senato Marcello Pera
Pubblicato il: 10.09.06
suo dio assassino all'intera Europa: GUERRA SANTA ALL'ISLAM in modo da
costringere l'Europa a rinchiudersi attorno alle sue faneticazioni e al
crocifisso assaino che lo rappresenta.
Ratzinger vuole costringere l'Europa a riaprire i campi di sterminio per
ricostruire il potere del suo dio assassino.
Già questa operazione riuscì al Vaticano facendo partire la seconda guerra
mondiale: CI RIUSCIRA' ANCHE QUESTA VOLTA?
L'Europa butterà a mare la sua Costituzione per vestire la croce del
crociato?
E' il terrorismo di Ratzinger infinitamente più grande e distruttivo di
quattro idioti che, dicendosi musulmani, si fanno saltare in aria come
kamikaze.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
http://www.ansa.it/opencms/export/main/visualizza_fdg.html_1991965791.html
L'ISLAM INDIGNATO CON IL PAPA IL VATICANO: RATZINGER VUOLE IL DIALOGO
ROMA - Stupore e indignazione nel mondo islamico alle parole di Benedetto
XVI, che in Germania due giorni fa ha condannato la guerra santa e la
violenza dell'islam. Ignoranza dell'islam, è l'accusa principale contro il
Papa che all'università di Ratisbona ha denunciato come la violenza sia "in
contrasto con la natura di Dio e dell'anima" e la "conversione mediante
violenza" sia cosa irragionevole.
"Ciò indica una mancanza di comprensione dell'islam e della sua storia e un
tentativo di generalizzare a tutti i musulmani un fenomeno legato a una
minoranza estremista... non bisogna considerare l'estremismo e la violenza
tra i principi dell'islam", afferma un editoriale sul quotidiano governativo
al Ahram, il solo giornale egiziano che commenti la notizia, la quale per
altro è stata quasi ignorata dagli organi d'informazione arabi.
"Il Papa dovrebbe fare una rilettura e una verifica dei fatti per
comprendere correttamente l'islam", concorda, interpellato dall'Ansa, Hassan
Hanafi, professore di filosofia all'Università del Cairo. Quanto sostenuto
dal Papa sono idee "comunemente accettate in occidente", ma l'islam "non è
nato con le armi... e anche Maometto è entrato alla Mecca grazie ad un
accordo e non con la conquista - aggiunge il professore, che é uno dei
principali studiosi di islam al mondo - in Africa e Asia si è diffuso grazie
al commercio e al matrimonio, non con le armi". Ma "é vero che l'islam ha
liberato i popoli dagli imperatori (romani)... e la jihad (guerra santa) è
un principio nato con l'occupazione e non è mai stato utilizzato per
aggredire, bensì per l'autodifesa, come in Afghanistan, Cecenia e Iraq".
"Non posso commentare le parole del Papa, perché sua Eminenza pesa ogni
parola con il bilancino, ma se veramente ha detto così non avrebbe dovuto
farlo", afferma Milad Hanna, studioso copto e "papa laico" della comunità
che in Egitto conta circa 6 milioni di fedeli. Anche per Mohamed Habib,
numero due dei Fratelli musulmani, le dichiarazioni sono "una menzogna e in
contraddizione con il Corano... dovrebbe sapere che la conversione non si
impone a nessuno.
Mentre Fawi Zefzaf, presidente della Commissione del parlamento egiziano per
il dialogo interreligioso definisce "bugiardo" il Papa, e mette in guardia:
"semplici caricature (di Maometto) hanno scatenato la risposta furiosa delle
masse musulmane, quale sarà la reazione a simili dichiarazioni?", dice
all'Ansa. "Dovrebbe pregare per il dialogo... e invece con questo ha perso
credibilità ", conclude con una benedizione all'anima di Giovanni Paolo II,
"rispettoso e moderato, amato da tutto il mondo".
Indignazione anche dal Pakistan dove uno dei maggiori leader del partito
fondamentalista pachistano Jamiat Ulema-e Islam (Jui), il parlamentare Hafiz
Hussain Ahmed, ha chiesto al Papa di non allinearsi sulle posizioni del
presidente americano George W.Bush. Mentre in Kuwait due dirigenti di
organizzazioni islamiche hanno chiesto "immediate scuse" per le "calunnie
contro il profeta Maometto e l'islam". E in Turchia, dove il Papa si deve
recare a fine novembre, il gran mufti Ali Bardakoglu ha espresso "meraviglia
e orrore" per un discorso "provocatorio".
Anche in Italia sono statanzialmente critiche le reazioni di alcuni dei
principali esponenti del mondo islamico italiano alle considerazioni sull'
islam fatte dal Papa. "Segnaliamo in principio una mancanza di opportunità e
di sensibilità nei confronti dei milioni di fedeli musulmani che vivono in
Europa e nel mondo" ha commentato il segretario generale della COREIS
(Comunità Religiosa Islamica italiana) e membro della Consulta per l'Islam
italiano, Yahya Sergio Pallavicini. "Dall'inizio di questo pontificato -
prosegue Pallavicini - é mancato purtroppo un segnale chiaro di
disponibilità verso il dialogo interreligioso".
Per Omar Camilletti, esponente della Grande Moschea di Roma, il Papa avrebbe
dovuto ricordare in Germania che "proprio in nome della religione e della
sua vitale ispirazione, nel medioevo, il mondo islamico seppe primeggiare
con un grande sviluppo scientifico e culturale riprendendo proprio quella
migliore eredità greca trasmessa poi all'Europa.". Un esempio di sano
'intelletto musulmano' sono le opere di Ibn Arabai e Rumi "che hanno
proposto, al di là di una razionalità ilusoria e parziale, quella
'conoscenza della certezza' frutto dell'intelletto non separato dal cuore."
Per Camiletti è con questo 'intelletto' e non con la spada, che fu possibile
la "diffusione pacifica del messaggio dell'Islam in Paesi come l'Indonesia o
l'Africa subsahariana". Glissa alla domanda sul discorso di Benedetto XVI
Abdelhamid Shaari, presidente dell'Istituto Islamico di viale Jenner a
Milano che risponde: "Quelle del Papa sono argomentazioni filosofiche che
sia noi che loro abbiamo già sviscerato in passato e che ci lasciano del
tutto indifferenti".
"Sulla condanna della violenza in nome di Dio sfonda con noi una porta
aperta, ma i suoi approfondimenti di natura teologica non ci entusiasmano. A
noi - prosegue Shaari - interessano discorsi più vicini alla realtà e ai
temi sociali che riguardano la nostra comune convivenza e la quotidianità
dei nostri fedeli".
PADRE LOMBARDI, RISPETTA L'ISLAM E VUOLE IL DIALOGO
Papa Ratzinger vuole "coltivare un atteggiamento di rispetto e di dialogo
verso le altre religioni e culture, evidentemente anche verso l'Islam".
Padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, interviene a
seguito delle dure reazioni di alcuni esponenti musulmani al discorso di
Benedetto XVI all'università di Ratisbona. "E' opportuno rilevare che ciò
che sta a cuore al Papa -ha fatto sapere in una dichiarazione diffusa in
serata - é un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della
violenza".
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=59512
15 settembre 2006
Il Papa: «L'Islam teme un Occidente senza Dio»
Senza mai citarlo espressamente, Benedetto XVI invita i fedeli a guardare
allŽIslam in modo più benevolo. Cioè nel tentativo di recuperare un
atteggiamento che lŽOccidente ha smarrito, lungo la strada del progresso.
Un' omelia dai toni e anche dai contenuti diversi dal solito, quella
pronunciata dal Pontefice nella sua Monaco di Baviera, dove il Papa ha
celebrato una messa di fronte a oltre 250mila persone, radunatesi sulla
spianata dellŽantico aeroporto. «Le popolazioni dell'Africa e dell'Asia - ha
detto Benedetto XVI - ammirano le nostre prestazioni tecniche e la nostra
scienza, ma al contempo si spaventano di fronte ad un tipo di ragione che
esclude totalmente Dio dalla visione dell'uomo, ritenendo questa la forma
più sublime della ragione, da imporre anche alle loro culture».
Torna sul tema del relativismo sociale, papa Ratzinger, ma cambia la sua
prospettiva dŽanalisi. LŽOccidente marcato da un «drastico illuminismo e
laicismo» è infatti questa volta non bersaglio di anatemi, ma oggetto di un
paragone con la presenza del sacro in altre culture, «anche se velata in
molte maniere». Alla luce di tali considerazioni, non può che assumere nuove
sfumature la posizione di Ratzinger nei confronti dei fedeli musulmani, per
i quali «la vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede
cristiana, ma invece nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera - ha
detto il Papa, con un chiaro riferimento agli episodi delle caricature di
Maometto - il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l'utilità
a supremo criterio morale per i futuri successi della ricerca».
L'Islam, quindi, si spaventa di fronte ad un Occidente che esclude
totalmente Dio dalla visione dell'uomo, perché questo tipo di cultura
rappresenta una minaccia alla sua identità. Benedetto XVI propone allora un
atteggiamento di tolleranza che rappresenti il «timor di Dio, il rispetto di
ciò che per altri è cosa sacra». Un atteggiamento questo che «presuppone che
noi stessi impariamo nuovamente il timor di Dio» e che può diffondersi solo
se «cresce di nuovo la fede in Dio, se Dio sarà di nuovo presente per noi ed
in noi».
Infine, arriva un cenno alla questione del proselitismo, che «è contrario al
cristianesimo» se prevede di «imporre la fede». La fede infatti «può
svilupparsi soltanto nella libertà», ha detto il Papa. Però «facciamo
appello», ha aggiunto, a questa libertà «di aprirsi a Dio, di cercarlo, di
prestargli ascolto. La missione religiosa si accompagna, quindi, allŽimpegno
sociale: «Il fatto sociale e il Vangelo sono inscindibili tra loro» perché
se è vero che «l'amore del prossimo in primo luogo è sollecitudine per la
giustizia», è altrettanto vero che «quando preghiamo "venga il tuo Regno"
non chiediamo una qualche cosa lontana, ma preghiamo invece perché la
volontà di Dio determini ora la nostra volontà e così Dio regni nel mondo;
preghiamo dunque - ha concluso - perché la giustizia e l'amore diventino
forze decisive nell'ordine del mondo».
Un discorso, questo del Papa tedesco, che sembra segnare una svolta nella
diplomazia religiosa. Ma anche nel suo pensiero dopo le battaglie fatte da
Ratzinger quando ancora era solo cardinale e Prefetto della Congregazione
per la Dottrina della fede: le sue prese di distanza dalla tensione
ecumenica del suo predecessore Giovanni paolo II e il libro a doppia firma
con uno dei "crociati" della guerra di civiltà contro l'Islam: l'ex
presidente del Senato Marcello Pera
Pubblicato il: 10.09.06